loading

"Fissiamo una data nell’agenda del Governo anche per la riforma del Titolo V: noi siamo pronti”

“Sospensione del voto delle Province è già legge.

“Vorrei chiarire che lo spauracchio delle elezioni delle Province agitato dal Governo come scusa per approvare in fretta il Disegno di Legge Delrio non ha fondamento, perché la sospensione delle elezioni provinciali è già stato deciso con due commi infilati nella Legge di stabilità per il 2014: nessuna Provincia andrà al voto nella primavera 2014, che si approvi o meno il Disegno di Legge” . Così commenta il Presidente dell’Upi, Antonio Saitta, l’intervento di replica del Presidente del Consiglio Matteo Renzi nel dibattito sulla fiducia alla Camera dei Deputati, che ha chiesto alle opposizioni di permettere al Governo di non far votare le Province, in vista della riforma della Costituzione su Regioni, Province e Comuni. “Una decisione –continua Saitta - presa dal Parlamento che noi  riteniamo incostituzionale, oltre che antidemocratica, perché votare, in democrazia, non dovrebbe mai essere considerato un pericolo da evitare.  Detto questo, se si vuole davvero una riforma delle istituzioni locali, che serva al Paese, si fissi anche per la riforma del Titolo V una data precisa nell’agenda del Governo e si  lavori con determinazione insieme per portarla a termine.  Al Presidente Renzi ribadiamo che siamo pronti a metterci in gioco, a proporre al Governo una autoriforma radicale che preveda la razionalizzazione delle funzioni e l’accorpamento delle Province,  con la conseguente riduzione e riorganizzazione degli uffici periferici dello Stato.  E siamo certi che questa riforma possa essere fatta insieme a Regioni e Comuni, per cancellare le sovrapposizioni e i conflitti che sono la causa prima di sprechi di risorse e di cattiva amministrazione e permettere l’istituzione delle Città metropolitane da subito, con le funzioni, le dimensioni e l’autorevolezza necessaria per essere vero motore di sviluppo.  Una riforma che assicuri stessi diritti a tutto il Paese, anche quell’altra Italia, ed è la maggior parte, che è fuori dalle grandi aree urbane, e che rispetti a pieno il dettato della Costituzione, evitando così che ogni provvedimento approvato finisca poi inesorabilmente bocciato dalla Corte Costituzionale ”