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Più premi anti-evasione, sanatoria Tares e rinvio dell'Imu secondaria - Milleproroghe a tutto campo per i Comuni

Tornano al 100%, fino al 2017, i premi dei Comuni che si impegnano nella lotta all'evasione, slitta al 2016 il debutto dell'Imu secondaria, con la conseguenza che gli enti locali possono continuare a riscuotere tasse e canoni di occupazione del suolo pubblico e imposta sulla pubblicità senza il rischio di contenzioso, arriva il correttivo per il Patto verticale che mette le Regioni in condizione di liberare spazi finanziari per le amministrazioni locali, slitta al 30 aprile la definizione degli obiettivi per i Comuni capofila nelle gestioni associate, arriva la sanatoria per le delibere Tari in ritardo e tornano in campo le regole che bloccano le sanzioni per L'Aquila e Venezia.

Le conferme 
Anche l'ultimo giro prima della chiusura del Milleproroghe (si veda qui il testo ricostruito) è stato ricco di novità per gli enti locali, che nei giorni scorsi hanno già visto lo slittamento a settembre dell'obbligo di rivolgersi alle centrali uniche di committenza per i Comuni non capoluogo (anticipato sul Quotidiano degli enti locali della Pa del 13 febbraio), il rinvio al 2016 della gestione associata per i centri fino a 5mila abitanti (3mila in montagna), lo slittamento all'11 luglio del termine per il primo gruppo di gare del gas e l'aumento al 20% dell'anticipazione del prezzo negli appalti: la nuova misura si applicherà solo per il 2015, e a partire dalle gare bandite dopo l'entrata in vigore della legge di conversione del Milleproroghe.

Anti-dissesto bis 
Novità dell'ultima ora arrivano anche per gli enti in crisi, che ottengono una replica del meccanismo con cui si concede una seconda chance per la presentazione del piano anti-dissesto: le amministrazioni locali che non hanno presentato il piano di riequilibrio entro 90 giorni dalla delibera sul predissesto (come impone l'articolo 243-ter del Dlgs 267/2000) possono riprovare fino al 30 giugno, e la stessa finestra si apre per gli enti che si sono visti bocciare il piano dalla Corte dei conti, a patto che possano certificare un miglioramento nelle condizioni di bilancio sotto forma di aumento dell'avanzo o riduzione del disavanzo. Tra emendamenti vecchi e nuovi, insomma, il dedalo di commi e di rimandi normativi che caratterizza il Milleproroghe di quest'anno interviene un po' su tutti i fronti caldi della finanza locale. Non trova spazio, almeno nel testo circolato ieri, lo slittamento del termine per il decreto con la riforma del Patto di stabilità (la scadenza era al 31 gennaio), ma l'intesa politica è stata raggiunta per cui il correttivo può arrivare con un altro veicolo normativo.

Riscossione Tosap/Cosap al sicuro 
In fatto di tributi, sono tre le novità più importanti. Gli ultimi correttivi al Milleproroghe rimediano a una dimenticanza della manovra 2014 che, tutta concentrata sul tentativo poi rinviato di introdurre la local tax, aveva trascurato la necessità di far slittare il debutto dell'Imu secondaria, che non ha ancora il decreto attuativo (e quindi è inapplicabile) ma sostituisce Tosap, Cosap e imposta sulla pubblicità. Il dipartimento Finanze ci aveva messo una pezza con la risoluzione 1/2015(su cui si veda il Quotidiano degli enti locali e della Pa del 13 gennaio), in cui aveva resuscitato i vecchi prelievi proprio sulla base del fatto che senza decreto attuativo l'Imu secondaria è inapplicabile, ma il nuovo rinvio per legge offre una base più solida e mette Tosap/Cosap e imposta sulla pubblicità al riparo dai rischi di contenzioso.

Premi anti-evasione al 100% 
I premi anti-evasione invece, che erano stati abbassati dalla manovra al 55% del maggior gettito accertato, tornano al 100% e si stabilizzano fino al 2017. Quindi tramonta, di fatto, l'idea di tornare a dividere fra Stato e Comuni i risultati delle segnalazioni realizzate dagli enti locali per far emergere i tributi erariali, e si offrono prospettive più solide a un meccanismo che comincia a incontrare qualche successo anche fuori dall'Emilia Romagna (nel 2013, ultimo dato disponibile, Milano, Torino e Genova hanno primeggiato nella classifica dei valori assoluti).

Sanatoria per la Tari senza delibera 
In aiuto di molti Comuni, che non erano riusciti a destreggiarsi con i nuovi criteri Tari, arriva la sanatoria per le delibere ritardatarie: sono considerate valide quelle varate entro il 30 novembre, mentre nei Comuni che non hanno approvato nulla entro quella data diventa lecito effettuare la riscossione sulla base dei parametri del 2013, anche se la Tares in vigore in quell'anno non ha più basi normative.

Patto verticale 
Sui vincoli di bilancio, un correttivo apparentemente piccolo riapre la possibilità per gli enti locali di ottenere dalle Regioni fino a 1,2 miliardi di spazi finanziari da destinare al pagamento dei debiti commerciali maturati fino al 30 giugno 2014. Ai Comuni andrebbero fino a 900 milioni (su un Patto che con la sottrazione del Fondo crediti di dubbia esigibilità vale in tutto 1,8 miliardi), e il resto alle Province. A far scattare il meccanismo c'è la novità per cui gli incentivi destinati alle Regioni che aiutano i Comuni serviranno alla «riduzione del debito», e non alla sua «estinzione anticipata» chiesta dalla manovra con un vincolo che rischiava di rendere inattuabile il tutto.

Province e Città metropolitane 
Slitta al 30 aprile il termine, scaduto il 15 febbraio, entro il quale un decreto di Economia e Viminale deve distribuire il maxi-taglio da un miliardo fra le Città metropolitane e le Province. Il piccolo rinvio servirà sicuramente alla politica, Anci in primis, per tornare a chiedere una diversa distribuzione dei tagli, perché le regole comuni per Città metropolitane (con funzioni in crescita) e Province (invece in via di "alleggerimento") rischia di rendere impossibile il decollo delle Città. La nuova regola non interviene ovviamente sul punto, ma si limita a specificare che il 90% dei tagli sarà a carico degli enti collocati nelle Regioni a Statuto ordinario.

Comuni capofila 
Viene rimandato al 30 aprile anche il termine entro il quale si potranno definire le richieste del Patto di stabilità "corrette" per i Comuni capofila, che proprio in virtù del loro ruolo sostengono un carico di spese maggiore per finanziare attività anche a favore degli altri Comuni in associazione. Il rinvio è necessario ma la nuova data sembra ancora troppo ravvicinata, soprattutto alla luce delle tante incertezze che ancora dominano il cantiere del Patto 2015. Resta, per di più, l'obbligo dell'accordo con gli altri Comuni per redistribuire gli obiettivi del Patto. (Enti locali& pa il sole 24ore)