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PROVINCE: Passata sotto silenzio (stranamente) l’idea di Salvini di reintrodurre organi resi ormai superflui, ma al tempo stesso impossibili da abolire Elettori in cerca di identità e le Province tornano attuali

Gattico e Veruno erano i paesi più vicini. I due Comuni della provincia di Novara sono distanti appena due chilometri l’uno dall’altro. Eppure anche i loro abitanti, lo scorso 11 novembre, hanno rifiutato di unirsi in una sola entità amministrativa. Quello stesso giorno un’altra fusione ha avuto un esito controverso, quasi una annessione, con Lu Monferrato, il pesce grande con i suoi 1.200 abitanti, che ha detto sì al matrimonio con la piccola Cuccaro (dove faceva il vino Nils Liedholm), appena 324 anime che però hanno votato in blocco per il no. In ottobre i due referendum nel bolognese per l’accorpamento di quattro Comuni hanno visto la netta sconfitta del fronte del sì, lo stesso era avvenuto pochi mesi prima in Romagna.

Queste piccole ribellioni a una modernità imposta nel nome dell’interesse generale avvengono sempre più spesso. La crisi economica e la globalizzazione hanno aumentato le differenze tra le grandi città e quelli che restano indietro, come le zone suburbane. Non è un caso che lunedì Matteo Salvini abbia fatto una apertura alla reintroduzione delle Province. La sua dichiarazione è passata sotto silenzio, una novità assoluta. Per una volta, è un peccato. La Lega si è intestata un rapporto esclusivo con quei cittadini che preferiscono mantenere la propria identità. E nel farlo, ha avuto il più formidabile degli alleati, una riforma sbagliata.
L’abolizione delle province così come è stata congegnata dal centrosinistra equivale alla costruzione di una casa partendo dal tetto. Come primo passo sono stati infatti azzerati per legge le competenze e i finanziamenti, confidando in seguito sulla cancellazione definitiva delle Province dalla nostra Carta. La bocciatura della riforma costituzionale del 4 dicembre 2016 ha così sancito la sopravvivenza di organi resi ormai inutili, ma al tempo stesso impossibili da abolire. Tra gli effetti collaterali di questo pasticcio c’è la perdita di un altro possibile appiglio identitario per quegli abitanti dell’Italia profonda che sempre più si sentono figli di nessuno.

Sarebbe un errore ridurre a una boutade passatista l’idea di Salvini sul ritorno delle Province. Se gli avversari della Lega vogliono avere una speranza in elezioni di qualunque ordine e grado, devono tornare a rivolgersi agli abitanti di Cuccaro e di Veruno, e al loro piccolo mondo antico.(CORRIERE DELLA SERA)