loading

Riforma Province, Pastacci “Manovra irrazionale: dalle Province proposte per soluzioni in Milleproroghe”

 

“Le norme imposte alle Province con la Legge di stabilità sono insostenibili e irrazionali, in netto contrasto con la Legge di riforma che dovremmo attuare in questo 2015. La sottrazione di 1 miliardo ai bilanci degli enti che impone la manovra, invece, non tiene alcun conto dei termini previsti per il riordino dalla Legge Delrio, creando un corto circuito che rischia di mandare in dissesto le Province prima ancora che si sia potuto attuare la riforma. Le proposte di modifica che chiederemo ai parlamentari di assumere come emendamenti al Milleproroghe sono il contributo costruttivo che le Province vogliono offrire per trovare soluzioni migliorative che consentano di sostenere il percorso di attuazione della riforma senza privare i cittadini dei servizi essenziali" . Lo dichiara il Presidente dell'Upi, Alessandro Pastacci, anticipando le proposte emendantive al decreto Milleproroghe che saranno inviate ai Parlamentari per chiederne la presentazione in Aula.
Modifiche che prevedono misure per tutelare e valorizzare il personale delle Province nel complesso percorso di ricollocazione previsto dalla Legge di stabilità; la cancellazione delle sanzioni per Province e Città metropolitane che abbiano sforato il patto di stabilità nel 2014; lo spostamento del decreto ministeriale di ripartizione del prelievo di 1 miliardo dalle casse delle Province e delle Città metropolitane al 30 aprile 2015, così che sia coerente con il termine del 30 marzo previsto per le Leggi regionali di riorganizzazione delle funzioni provinciali; interventi a sostegno delle Province in dissesto e pre-dissesto. 
"Interventi - spiega Pastacci - in grado di mitigare l’impatto devastante sui bilanci e sui servizi dovuto al prelievo di 1 miliardo imposto alle Province dal Governo nella Legge di stabilità 2015. Da parte nostra continua ad esserci piena apertura al confronto: ci aspettiamo che lo stesso impegno si possa ritrovare nel Governo e nel Parlamento”.