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Strade e scuole insicure, protesta legittima senza nessun ricatto

La questione è stata sollevata dal presidente dell’Upi concedendo il tempo al governo e al Parlamento per metterla a fuoco e capire che riguarda la messa in sicurezza del nuovo anno scolastico dei nostri figli.

 Siamo abituati (purtroppo) a ricatti di qualsiasi tipo. Tassisti che lottano contro Uber e sottraggono a grandi città servizi essenziali. Piccole sigle sindacali capaci di paralizzare i trasporti di mezzo Paese. Proteste di ampie quote di insegnanti di fronte a qualsivoglia tipo di riforma («giù le mani dalla scuola» funziona dai tempi di Franca Falcucci). Dipendenti di società di traghetti che, guarda caso, rammentano la lesione dei propri diritti sindacali quando Ferragosto si appalesa sul calendario. Tutti meccanismi che fanno leva emotiva sull’emergenza, sottraendo spazio e tempo a qualsiasi possibile, seria riflessione. Proprio per questa ragione colpisce l’assai poco italico comportamento di Achille Variati, presidente dell’Unione Province Italiane, che aspetta la chiusura delle scuole per dichiarare: «I servizi che non possono più essere svolti, perché le strade mettono a rischio gli automobilisti o le scuole non sono sicure, saranno chiusi».  Variati elenca chiaramente le sue ragioni: dal 2013 al 2016, dice, le entrate delle Province sono scese del -43% e la spesa si è quasi dimezzata, mettendo in serio pericolo il patrimonio pubblico gestito, cioè 130 mila chilometri di strade e 5.100 scuole superiori. Assicura: «Non vogliamo abituarci, come qualche volta ci sembra di cogliere nei nostri interlocutori istituzionali, a navigare tra le macerie». Protesta legittima, soprattutto rispettosa di un universo, proprio la scuola, che di tutto ha bisogno tranne diventare terreno di scontro. Siamo a fine giugno, il tempo per intervenire c’è. E il metodo scelto da Variati sembra quasi di spessore europeo: porre una questione collettiva concedendo il tempo al governo e al Parlamento per metterla a fuoco, capire che riguarda la messa in sicurezza del nuovo anno scolastico dei nostri figli. E quindi intervenire. Una volta tanto niente arrembaggi. E davvero nessun ricatto. (CORRIERE DELLA SERA)