Migliorare politiche a sostegno di chi cerca lavoro
“Per rimettere il lavoro al centro delle priorità dell’azione di governo bisogna puntare su politiche pubbliche capaci di fare crescere le opportunità di incontro tra domanda e offerta di lavoro".
Lo dichiara il Presidente dell’Upi, Antonio Saitta ricordando come “ieri i sindacati unitariamente nelle piazze e il Presidente Letta nel suo discorso programmatico, hanno sottolineato la necessità di tenere insieme lo sviluppo territoriale e la crescita occupazionale. Ma tra gli strumenti più utili ad aiutare chi cerca lavoro c’è l’orientamento, la formazione, il raccordo diretto con le imprese. Tutte attività che sono tipiche degli oltre 550 centri per l’impiego gestiti dalle Province, che svolgono in tutta Italia le funzioni di erogazione dei servizi per l’informazione, l’orientamento e l’inserimento al lavoro, l’assistenza e la consulenza gratuita per chi intende mettersi in proprio. Ogni anno circa 2.400.000, tra cittadini ed imprese, si rivolgono a questi uffici pubblici per richiedere servizi che riguardano il lavoro e l’accesso agli incentivi.
Ma da anni ormai su questi servizi strategici i Governi che si sono susseguiti hanno scelto di non investire. Un errore – sottolinea Saitta – che ha indebolito un sistema che va invece potenziato. Siamo pronti a parlarne da subito con il Ministro del Lavoro Enrico Giovannini – prosegue il Presidente dell’Upi – per offrire il nostro contributo di proposte per una strategia comune che miri a migliorare il servizio e a garantire livelli essenziali su tutto il territorio nazionale. Bisogna definire una gamma fondamentale dei servizi che tutti i centri per l’impiego devono erogare, omogenea e garantita a livello nazionale. Ma bisogna anche utilizzare questi centri, cui le imprese si rivolgono per chiedere le professionalità di cui necessitano, per definire i reali fabbisogni di professionalità necessari sui territori così da metter e in campo programmi di formazione strettamente legati alla domanda di lavoro locale. Altrimenti la formazione non sarà davvero propedeutica all’inserimento professionale. Si tratta di scegliere – conclude Saitta – se investire su politiche di sostegno alla crescita anche personale di chi cerca occupazione, o preferire lasciare solo chi perde il proprio posto di lavoro o non riesce a trovarne uno”.