l’Upi ascoltata alla Camera dei Deputati
“In questi anni di piena crisi occupazionale l’Italia, contrariamente a quanto hanno fatto gli altri paesi partner dell’Unione Europea, ha scelto di non investire nei servizi per l’occupazione: abbiamo finanziato la disoccupazione, riducendo al lumicino le risorse destinate ai servizi per sostenere chi cerca occupazione. Nel Job Act c’è una prima ipotesi di riforma dei centri per l’impiego, ma è certo che se non invertiamo questa tendenza, se non ci decidiamo ad investire come fanno gli altri Paesi sui servizi per l’impiego, il Job Act è destinato a fallire”. Lo ha detto il coordinatore degli assessori al lavoro delle Province, Carlo Chiama, Assessore della Provincia di Torino, intervenendo oggi alla Commissione Lavoro della Camera dei Deputati nell’ambito dell’indagine conoscitiva sulla gestione dei servizi per il mercato del lavoro.
“Nel 2013, nel pieno della crisi quindi – ha spiegato Chiama ai deputati – mentre l’Italia spendeva 75 euro in media a disoccupato, per servizi di ricerca di nuovo lavoro, la Germania ne investiva 1.700 e la Francia 1.400. Nei Centri per l’impiego italiano lavorano 8.500 orientatori e operatori: in Francia sono 70.000 e in Germania 90.000. Un gap quasi insanabile. L’obiettivo che ci dobbiamo porre, allora, è quello di cercare di raggiungere il miglior risultato possibile, data la nostra situazione, riproducendo in tutto il Paese i modelli di efficienza che abbiamo a livello territoriale, quei sistemi cioè in cui c’è la maggiore integrazione tra pubblico e privato e tutti i servizi, dalla formazione al lavoro, sono concentrati in capo alle Province. Il Job Act – ha concluso Chiama – deve essere l’occasione per riformare i servizi per l’impiego: come Upi siamo pienamente favorevoli alla istituzione di una Agenzia Nazionale per il lavoro, che promuova, coordini e verifichi, le azioni e gli interventi, ma soprattutto che identifichi standard qualitativi e livelli essenziali dei servizi da erogare uniformi su tutto il territorio. Le Regioni dovranno avere un forte ruolo di programmazione degli interventi a livello territoriale. Alle Province e alle Città Metropolitane dovrà spettare il compito della gestione e dell’erogazione dei servizi. Se si vuole avere risultati dal Job Act, servono servizi efficienti: senza risorse e nuovi modelli organizzativi si rischia di fallire”.