Al termine di un lungo Cdm che ha portato all’approvazione del nuovo decreto per contrastare l’emergenza Coronavirus, il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, questa sera – martedì 24 marzo 2020 – da Palazzo Chigi tiene una conferenza stampa in cui annuncia alla nazione tutte le novità contenute all’interno del provvedimento. Ecco le dichiarazioni in tempo reale del premier Conte nel corso della conferenza stampa da Palazzo Chigi:
“Con questo decreto legge abbiamo regolamentato in maniera trasparente l’attività del governo con il Parlamento, ma anche i rapporti tra l’esecutivo e le Regioni. Sull’emergenza riferirò al Parlamento ogni 15 giorni. Inoltre, abbiamo inasprito le sanzioni con multe che partiranno da un minimo di 400 a un massimo di 3.000 euro. Voglio precisare che sono orgoglioso di come si stanno comportando i cittadini. La stragrande maggioranza si sta conformando a queste nuove regole, che comporta nuovi abitudini di vita. Questo ci rende particolarmente orgogliosi. Ancora una volta purtroppo assisto a un’indebita diffusione di una bozza che è già superata, perché si tratta di una versione precedente. Quindi non tenete affatto conto della bozza che è stata pubblicata. Si è creato un po’ di dibattito sul fatto che l’emergenza è stata prolungata fino al 31 luglio 2020. Nulla di vero. Vorrei ricordare che a fine gennaio abbiamo decretato l’emergenza nazionale per 6 mesi e quindi fino al 31 luglio 2020. Questo non significa che fino ad allora vi saranno misure restrittive. Confidiamo quanto prima di tornare alle nostre abitudini, anzi a un migliore stile di vita. Perché io sono convinto che questa prova che stiamo affrontando ci renderà migliori”. In risposta ai giornalisti, poi, Conte ha ribadito che “La data del 31 luglio non è la data della fine di misure restrittive, confidiamo di poterle rimuovere quanto prima”.
IL RAPPORTO CON LE REGIONI - Sul rapporto con le Regioni, invece, secondo Conte è “chiaro che la decisione sulle misure restrittive deve essere dello Stato, ma lasciamo anche l’opportunità di adottare misure ulteriori”. “Dal primo giorno abbiamo curato i rapporti con gli enti locali in maniera costante - sottolinea Conte - Credo che questa sia la modalità migliore. Riteniamo preferibile la strada della collaborazione, lo stiamo chiedendo prima di tutto ai cittadini. E poi c’è anche una questione pratica. La competenza della sanità è in mano alle Regioni. Sarebbe qualcosa di poco funzionale se lo Stato accentrasse i suoi poteri, anche perché loro conoscono meglio i territori e le strutture ospedaliere. Questa modalità di procedere sta dando dei risultati. Abbiamo riconvertito 68 ospedali in Covid Hospital e abbiamo portato i posti di terapia intensiva da 5.343 a 8.870 in pochi giorni. Stiamo vivendo una situazione drammatica, ma stiamo reagendo in maniera efficace".
LO SCIOPERO - Su un eventuale sciopero dei lavoratori, il presidente del Consiglio afferma che “per i sindacati le porte di Palazzo Chigi sono sempre aperte. Stiamo ancora lavorando con i sindacati per decidere quali comparti eventualmente chiudere. Non è una decisione semplice quella di chiudere dall’oggi al domani. Mi auguro che non ci siano scioperi di sorta, perché in questa fase il Paese non se lo può permettere. Posso garantire, comunque, che la filiera alimenterà sarà assolutamente garantita così come il carburante”. Una frecciatina questa alla proposta di sciopero da parte dei sindacati degli impianti di rifornimento carburanti che minacciavano la chiusura dei benzinai da domani.
COSA PREVEDE IL DECRETO - Il nuovo decreto, descritto da Conte nella conferenza stampa e approvato nel pomeriggio, prevede la possibilità di prolungare di volta in volta (in base alla necessità, per periodi non superiori a 30 giorni reiterabili e modificabili più volte fino al 31 luglio) i divieti di circolazione e le regole di contenimento già in vigore su tutto il territorio nazionale. Sono previste inoltre multe fino a 4mila euro per chi non rispetta tali limitazioni, oltre alla possibilità per i presidenti di regione di emettere ordinanze più restrittive nei territori con una maggiore circolazione del Coronavirus, purché convalidate entro sette giorni con decreto del presidente del Consiglio dei ministri.
Il decreto regola inoltre i rapporti del governo col Parlamento e con le Regioni. Il premier riferirà dinanzi alle Camere una volta ogni 15 giorni, inoltre le Regioni potranno adottare misure più restrittive rispetto a quelle imposte dall’esecutivo, ma rimane in capo ad esso la funzione di coordinamento nazionale.
Per quanto riguarda la scadenza del 31 luglio 2020, relativamente alla quale sarebbe stato possibile – secondo le indiscrezioni circolate nelle ultime ore – prolungare di volta in volta (in base alla necessità, per periodi non superiori a 30 giorni) i divieti di circolazione e le regole di contenimento già in vigore su tutto il territorio nazionale, il premier ha chiarito: “Noi siamo pronti in qualsiasi momento per allentare queste misure restrittive. La data del 31 luglio non è legata alle attuali misure restrittive. Si tratta della data astratta ma decretata dal 31 gennaio di quest’anno”. Da quando cioè il governo ha dichiarato l’emergenza sul Coronavirus, dopo che l’Oms l’ha indicato come epidemia mondiale.